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Abano dopo Claudio:ora un profondo esame di coscienza

L’ex sindaco di Abano Terme ha ammesso in una memoria difensiva di avere intascato tangenti in tre occasioni, pur rigettando le altre accuse. Intanto il comune termale è commissariato. E se la responsabilità penale è personale, non vi è però dubbio che Luca Claudio in questi lunghi anni abbia raccolto un ampio consenso e costruito un suo sistema, fatto di liste elettorali, candidati, consiglieri, assessori, sostenitori. Allora dobbiamo pur porcela la domanda: al di là dello stile più che discutibile, erano davvero tutti inconsapevoli? Tutti con la testa tra le nuvole? O non serve, oggi più che mai, un profondo esame di coscienza?

Il fatto
Non ha accettato di rispondere alle domande dei magistrati, ma l’ex sindaco di Abano Terme Luca Claudio ha comunque deciso di rompere il silenzio presentando una memoria difensiva che lascia poco spazio ai dubbi.
Claudio ha confermato di avere ricevuto tangenti – attraverso una società fittizia che emetteva fatture per lavori mai svolti – in almeno tre occasioni. Soldi non estorti ma offerti dalle stesse ditte per vincere gli appalti, ha sostenuto, con l’obiettivo di vedersi accusare del più lieve reato di corruzione invece che di concussione. L’inchiesta però è solo agli inizi: sono almeno il doppio di quelli ammessi gli altri episodi contestati, e si indaga anche sulla fitta rete di società riconducibili a Claudio, con patrimoni milionari.
Per due mandati sindaco di Montegrotto, quindi di Abano Terme, due anni fa Claudio pareva pronto a spiccare il volo anche come consigliere regionale, e solo gli avvisi di garanzia recapitati alla vigilia della campagna elettorale fecero recedere dall’intenzione di candidarlo Flavio Tosi. Per quindici anni, facendo leva sul suo essere “fuori dal sistema”, ha rappresentato un unicum nel panorama veneto. Passato ad Abano ha continuato a governare “per interposta persona” Montegrotto, dicendosi nell’ultima campagna elettorale a favore della fusione dei due comuni. Forse, sai tu, con l’obiettivo tra cinque anni di riproporsi per l’ennesimo giro, questa volta come “sindaco delle Terme”.

L’editoriale
Quando. all’indomani dell’ennesima rielezione, il sindaco di Abano Terme Luca Claudio è stato arrestato, abbiamo ritenuto di non scrivere nulla. Eppure qualche sassolino dalla scarpa ce lo saremmo potuto ben togliere, visti i velenosi e volgari attacchi che avevano condito l’esultanza post voto nei confronti dei parroci di Abano e Montegrotto, accusati senza giri di parole di aver fatto campagna elettorale per i “comunisti”.
Non lo abbiamo fatto perché non è nel nostro stile. Perché la gente delle Terme conosce bene la statura morale dei suoi pastori, che non hanno bisogno certo di difese d’ufficio. Ma anche perché la cronaca giudiziaria è materia delicata, che richiede esperienza del codice e quotidiane frequentazioni delle aule di giustizia. E soprattutto perché – con tutto il rispetto dovuto ai giudici – un arresto non è sinonimo di colpevolezza.
Se però la permanenza prolungata in cella e i consigli dei legali aiutano a rinfrescare la memoria, fino ad ammettere almeno una parte delle accuse, qualche riflessione sarà pur consentito farla. Lasciamo da parte le questioni giuridiche: sarà il tribunale a stabilire se Claudio abbia “sollecitato” tangenti in cambio di lavori (reato di concussione) o sia “caduto in tentazione” (corruzione) di fronte alle laute offerte delle aziende interessate ad aggiudicarsi i lavori pubblici. Così come toccherà agli investigatori appurare se le tangenti siano state “solo” tre, o se fosse in vigore da anni un sofisticato sistema di malaffare.
Qui interessa, in primo luogo, il dato politico inteso nella sua accezione più ampia.
Ho avuto l’occasione di moderare uno dei dibattiti elettorali, promosso dalle categorie economiche alla vigilia del voto con tutti i candidati a sindaco dei due comuni, appositamente convocati insieme per riflettere sul futuro dell’intero comparto termale. Doveva essere, nelle intenzioni degli organizzatori, un pacato momento di confronto su temi concreti. E invece… centinaia di persone, un tifo in certi momenti da stadio, la tensione che si tagliava col coltello, continue interruzioni, scambi di urla e di insulti tra i candidati (non tutti, e Claudio su tutti) e parte del pubblico. Un clima da corrida, certo esasperato dal voto ma che altrove – in decine di dibattiti organizzati in questi anni a Padova e in ogni angolo della diocesi – mai ho respirato e che ben testimonia della divisione profonda che attraversa le due comunità.
Se la responsabilità penale è personale, non vi è però dubbio che Luca Claudio in questi lunghi anni abbia raccolto un ampio consenso e costruito un suo sistema, fatto di liste elettorali, candidati, consiglieri, assessori, sostenitori.
Allora dobbiamo pur porcela la domanda: al di là dello stile più che discutibile, erano davvero tutti inconsapevoli? Tutti con la testa tra le nuvole?
Oppure, come ricordava un paio di settimane fa su queste colonne il presidente provinciale delle Acli Gianni Cremonese, se non “tutti” certamente “molti” sapevano? Ma allora, riprendiamo le sue parole perché meglio non si potrebbe dire, «perché chi sapeva non ha parlato? Il tanto declamato senso civico dove è finito? Dove sono i valori delle persone oneste?».
Metabolizzato lo choc per un sindaco “padre padrone” finito in manette, è bene che a queste domande le comunità di Abano e Montegrotto provino a dare una risposta.
La carriera politica di Claudio, almeno ce lo auguriamo, è finita. Sta ai partiti, piuttosto assenti dalla scena termale in questi anni, disegnare nuovi equilibri. Sta alle categorie economiche, all’associazionismo, anche alle nostre comunità cristiane contribuire – ognuno col suo specifico ruolo – a ripensare nel profondo la polis, le ragioni e lo stile della civile convivenza, i valori a cui riferirsi nel pensare il domani.
Siamo certi che sotto traccia, un po’ come l’acqua termale, scorra anche qui un tesoro di passione, altruismo, competenza, amore per la propria comunità che magari in questi anni è affiorato solo a tratti in superficie o è stato contaminato da altre falde meno limpide. È bene che tutti contribuiscano a farlo venire alla luce, perché non possiamo rassegnarci all’idea che Abano e Montegrotto possano essere ridotte nell’immaginario collettivo a luoghi di faccendieri e corruzione.
Non servono scelte manichee, e non è dividendo il mondo in “buoni e cattivi” secondo automatismi stereotipati che ci si avvicina alla soluzione.
Ma non si può nemmeno pensare che un paio di manette ai polsi del sindaco abbiano risolto ogni problema: serve il coraggio necessario a scavarsi dentro per capire dove si è annidato il virus della corruzione ed estirparlo.
Altrimenti, senza un vero esame di coscienza, senza una stagione di rinnovato impegno sui temi morali, sulla partecipazione attiva dei cittadini, su quello che ci siamo abituati a definire il “bene comune”, non basterà certo un commissario a garantire un futuro migliore a quest’angolo straordinario di Veneto.
difesa_popolo 2 settembre 2016 G.Frezza

Abano dopo Claudio: ora un profondo esame di coscienza

L’ex sindaco di Abano Terme ha ammesso in una memoria difensiva di avere intascato tangenti in tre occasioni, pur rigettando le altre accuse. Intanto il comune termale è commissariato. E se la responsabilità penale è personale, non vi è però dubbio che Luca Claudio in questi lunghi anni abbia raccolto un ampio consenso e costruito un suo sistema, fatto di liste elettorali, candidati, consiglieri, assessori, sostenitori. Allora dobbiamo pur porcela la domanda: al di là dello stile più che discutibile, erano davvero tutti inconsapevoli? Tutti con la testa tra le nuvole? O non serve, oggi più che mai, un profondo esame di coscienza?

Il fatto
Non ha accettato di rispondere alle domande dei magistrati, ma l’ex sindaco di Abano Terme Luca Claudio ha comunque deciso di rompere il silenzio presentando una memoria difensiva che lascia poco spazio ai dubbi.
Claudio ha confermato di avere ricevuto tangenti – attraverso una società fittizia che emetteva fatture per lavori mai svolti – in almeno tre occasioni. Soldi non estorti ma offerti dalle stesse ditte per vincere gli appalti, ha sostenuto, con l’obiettivo di vedersi accusare del più lieve reato di corruzione invece che di concussione. L’inchiesta però è solo agli inizi: sono almeno il doppio di quelli ammessi gli altri episodi contestati, e si indaga anche sulla fitta rete di società riconducibili a Claudio, con patrimoni milionari.
Per due mandati sindaco di Montegrotto, quindi di Abano Terme, due anni fa Claudio pareva pronto a spiccare il volo anche come consigliere regionale, e solo gli avvisi di garanzia recapitati alla vigilia della campagna elettorale fecero recedere dall’intenzione di candidarlo Flavio Tosi. Per quindici anni, facendo leva sul suo essere “fuori dal sistema”, ha rappresentato un unicum nel panorama veneto. Passato ad Abano ha continuato a governare “per interposta persona” Montegrotto, dicendosi nell’ultima campagna elettorale a favore della fusione dei due comuni. Forse, sai tu, con l’obiettivo tra cinque anni di riproporsi per l’ennesimo giro, questa volta come “sindaco delle Terme”.

L’editoriale
Quando. all’indomani dell’ennesima rielezione, il sindaco di Abano Terme Luca Claudio è stato arrestato, abbiamo ritenuto di non scrivere nulla. Eppure qualche sassolino dalla scarpa ce lo saremmo potuto ben togliere, visti i velenosi e volgari attacchi che avevano condito l’esultanza post voto nei confronti dei parroci di Abano e Montegrotto, accusati senza giri di parole di aver fatto campagna elettorale per i “comunisti”.
Non lo abbiamo fatto perché non è nel nostro stile. Perché la gente delle Terme conosce bene la statura morale dei suoi pastori, che non hanno bisogno certo di difese d’ufficio. Ma anche perché la cronaca giudiziaria è materia delicata, che richiede esperienza del codice e quotidiane frequentazioni delle aule di giustizia. E soprattutto perché – con tutto il rispetto dovuto ai giudici – un arresto non è sinonimo di colpevolezza.
Se però la permanenza prolungata in cella e i consigli dei legali aiutano a rinfrescare la memoria, fino ad ammettere almeno una parte delle accuse, qualche riflessione sarà pur consentito farla. Lasciamo da parte le questioni giuridiche: sarà il tribunale a stabilire se Claudio abbia “sollecitato” tangenti in cambio di lavori (reato di concussione) o sia “caduto in tentazione” (corruzione) di fronte alle laute offerte delle aziende interessate ad aggiudicarsi i lavori pubblici. Così come toccherà agli investigatori appurare se le tangenti siano state “solo” tre, o se fosse in vigore da anni un sofisticato sistema di malaffare.
Qui interessa, in primo luogo, il dato politico inteso nella sua accezione più ampia.
Ho avuto l’occasione di moderare uno dei dibattiti elettorali, promosso dalle categorie economiche alla vigilia del voto con tutti i candidati a sindaco dei due comuni, appositamente convocati insieme per riflettere sul futuro dell’intero comparto termale. Doveva essere, nelle intenzioni degli organizzatori, un pacato momento di confronto su temi concreti. E invece… centinaia di persone, un tifo in certi momenti da stadio, la tensione che si tagliava col coltello, continue interruzioni, scambi di urla e di insulti tra i candidati (non tutti, e Claudio su tutti) e parte del pubblico. Un clima da corrida, certo esasperato dal voto ma che altrove – in decine di dibattiti organizzati in questi anni a Padova e in ogni angolo della diocesi – mai ho respirato e che ben testimonia della divisione profonda che attraversa le due comunità.
Se la responsabilità penale è personale, non vi è però dubbio che Luca Claudio in questi lunghi anni abbia raccolto un ampio consenso e costruito un suo sistema, fatto di liste elettorali, candidati, consiglieri, assessori, sostenitori.
Allora dobbiamo pur porcela la domanda: al di là dello stile più che discutibile, erano davvero tutti inconsapevoli? Tutti con la testa tra le nuvole?
Oppure, come ricordava un paio di settimane fa su queste colonne il presidente provinciale delle Acli Gianni Cremonese, se non “tutti” certamente “molti” sapevano? Ma allora, riprendiamo le sue parole perché meglio non si potrebbe dire, «perché chi sapeva non ha parlato? Il tanto declamato senso civico dove è finito? Dove sono i valori delle persone oneste?».
Metabolizzato lo choc per un sindaco “padre padrone” finito in manette, è bene che a queste domande le comunità di Abano e Montegrotto provino a dare una risposta.
La carriera politica di Claudio, almeno ce lo auguriamo, è finita. Sta ai partiti, piuttosto assenti dalla scena termale in questi anni, disegnare nuovi equilibri. Sta alle categorie economiche, all’associazionismo, anche alle nostre comunità cristiane contribuire – ognuno col suo specifico ruolo – a ripensare nel profondo la polis, le ragioni e lo stile della civile convivenza, i valori a cui riferirsi nel pensare il domani.
Siamo certi che sotto traccia, un po’ come l’acqua termale, scorra anche qui un tesoro di passione, altruismo, competenza, amore per la propria comunità che magari in questi anni è affiorato solo a tratti in superficie o è stato contaminato da altre falde meno limpide. È bene che tutti contribuiscano a farlo venire alla luce, perché non possiamo rassegnarci all’idea che Abano e Montegrotto possano essere ridotte nell’immaginario collettivo a luoghi di faccendieri e corruzione.
Non servono scelte manichee, e non è dividendo il mondo in “buoni e cattivi” secondo automatismi stereotipati che ci si avvicina alla soluzione.
Ma non si può nemmeno pensare che un paio di manette ai polsi del sindaco abbiano risolto ogni problema: serve il coraggio necessario a scavarsi dentro per capire dove si è annidato il virus della corruzione ed estirparlo.
Altrimenti, senza un vero esame di coscienza, senza una stagione di rinnovato impegno sui temi morali, sulla partecipazione attiva dei cittadini, su quello che ci siamo abituati a definire il “bene comune”, non basterà certo un commissario a garantire un futuro migliore a quest’angolo straordinario di Veneto

(Guglielmo Frezza)

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2 settembre 2016

L’omicidio civico di Abano

I reati di Claudio

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L’Editoriale di Alessandro Russello

Sì, certo, le tangenti. Quei soldi sporchi presi dagli imprenditori in cambio di favori truccando gli appalti, decidendo quali aziende far lavorare e quali no, chi far sopravvivere e chi far morire nella partita singola del mercato che è la partita doppia dell’impresa: competere e parare i colpi delle lazzaronìe pubbliche, delle forme tumorali incistate nelle amministrazioni. Certo, le tangenti. Odiose e da punire con anni di galera, sempre che alla fine qualcuno punisca per davvero. Del resto «lui», il sindaco immarcescibile e nomade capace di farsi eleggere in due comuni diversi costruendo un regime avviato al ventennio fatto di quattro mandati e di undici capi d’accusa per mazzette, è finito dietro le sbarre per questo. Ma confessando l’inconfessabile, il signor «io sono innocente» ha fatto di peggio che rubare allineandosi alle fila di chi governa intascando prebende. Perché più grave di questo reato già gravissimo contestato su singoli fatti è un altro, che dovremmo inventare infilandolo nel codice penale: il reato di «omicidio civico».
L’ex multisindaco «io sono innocente» Luca Claudio, nell’imbrogliare il «suo» popolo con quella camicia nera da ducetto in servizio permanente effettivo che dell’innocenza aveva fatto il marchio della campagna elettorale respingendo il fango non termale che «mi gettano addosso», ha ucciso quel che di più prezioso, appunto civicamente, rimane alla società votante. Ovvero la fiducia in chi chiede il consenso per governare giurando di firmare il «sacro patto» fra cittadino e amministratore. Governare con un progetto ma soprattutto tenendo le distanze da manigoldi, corrotti e corruttori. Governare con onestà, il requisito basico che ogni candidato in una democrazia moderna e compiuta dovrebbe possedere per poter pretendere di salire il primo scalino di un municipio che è la casa della res publica. La nostra casa comune.
Invece il corrotto era lui. Corrotto e bugiardo al punto di proclamarsi innocente anche dal carcere dopo essere sfuggito per mesi a un’inchiesta che lo stava inchiodando e che il Ras delle Terme ha rigettato ritenendola un’infamia, una calunnia, una lesa maestà del Regno del Bene che nascondeva il Male. Perfino protervo, nel suo impugnare le leggi che disonorava. Annunciando – udite udite – una causa civile contro la prefettura di Padova che lo aveva sospeso dal ruolo di sindaco di Abano. Lui, il signor «io sono innocente», con dentro il suo marchio di indegnità, è riuscito a far mandare un fax dalla cella e a nominare la giunta comunale indicando i nomi da politico corrotto. Lui, il signor «è tutto falso» che quando venne indagato minacciò querele rivendicando la sua verginità sul fronte dell’intrallazzo, ha danzato con l’imbroglio e ci ha fatto l’amore partorendo il mostro di una colossale truffa istituzionale e politica.
Ha imbrogliato gli avversari, ha imbrogliato i suoi elettori, i suoi nonelettori e, nel suo «omicidio civico», ha imbrogliato una comunità intera compresi tutti coloro che non hanno nemmeno votato e chi non poteva votare. Ha imbrogliato perfino i bambini e i ragazzi ai quali a scuola, nelle rare ed eventuali lezioni di educazione civica, i bravi maestri e professori cercano di spiegare cosa sia un sindaco, quanto importante sia il compito di quel signore con la fascia tricolore che ogni tanto si vede alle manifestazioni nella piazza del paese, da dove arrivino i soldi per costruire le scuole o gli asili o le piscine e quindi il senso delle tasse che sono pagate con il lavoro dei loro genitori. Cosa significhi amministrare una comunità. E se l’«omicidio civico» di un sindaco che si candida sapendo di aver intascato mazzette ha anche un aspetto «finanziario» perché dopo le elezioni falsate costringe il suo comune a tornare alle urne spendendo un sacco di soldi, la gravità di questo «reato» va estesa a qualcosa di più immateriale anche se pesantissimo.
Il riverbero di questa storia quasi grottesca – anni di regno fatti d’imperio e tangenti con tanto di sprezzo per chi dissente e perfino per chi indaga – è un’autobotte di benzina sul fuoco dell’odio del «popolo» nei confronti di chi fa politica e amministra. In un’opinione pubblica che fra crisi e impazzimento generale ormai sta disintermediando ogni istituzione e ogni forma di rappresentanza – le famose «classi dirigenti» che tentano di sopravvivere per non far implodere tutto – la storia del multisindaco di Abano e Montegrotto Terme contribuisce a dare un poderoso colpo alla residua fiducia dell’opinione pubblica nella corretta esecuzione del «patto sociale». Soprattutto proprio davanti alla sfrontatezza di un uomo che della sua «onestà» aveva fatto un punto di programma e di onore carpendo a migliaia di persone la «fiducia» di cui si parlava.
Qualcuno sostiene che nell’estetica dell’autoproclamazione di purezza, Luca Claudio avesse vergato sui manifesti elettorali quell’«io sono innocente» quasi fosse una forma di esorcismo per qualcosa che poteva essere imminente (e che poi è stata). Lui che al massimo, da consumato attore, con il «malaffare» ci aveva solamente giocato. Ai tempi di Gomorra, forse per dar lustro alle Terme o forse solo al proprio ego, il multisindaco in camicia neraaveva recitato nel film «Camorra live show», pellicola sul crimine in salsa veneta dove vestiva i panni di un avvocato piacente e compromesso. Un film talmente memorabile che aveva avuto l’onore di un’unica proiezione, riservata, davanti a qualche giornalista. Un destino, la «vita da film», che anche nei giorni del carcere ricongiunge «il sindaco non più innocente» a qualcuno che crede ancora in lui. Nonostante Claudio sia reo confesso, ad Abano, fra i «traditi» e i ciechi, c’è chi lo difende dicendo che «alla fine non ha fregato soldi a noi». Povera Italia. Povera Abano. Poveri noi.

corriere_veneto
27 luglio 2016

sospensione sindaco-nomina commissario

AVVISO

 

Si comunica che il Prefetto di Padova Patrizia Impresa con proprio Decreto prot. f.n. 9953/2016 – Area II, in applicazione delle disposizioni dell’art. 11 comma 2 del D. Lgs. n. 235/2012 (Legge Severino) e dell’art. 11 comma 5 e art. 142 del D. Lgs n. 267/2000, ha sospeso il Sig. Luca Claudio dalla carica di Sindaco di Abano Terme.
Con il medesimo provvedimento il Prefetto di Padova ha incaricato il Dott. PASQUALE AVERSA, Vice Prefetto, dello svolgimento delle funzioni di Sindaco e Giunta del Comune di Abano Terme per una durata corrispondente alla sospensione della carica elettiva.

Abano Terme, 24 giugno 2016

Il Segretario Generale
Michela Targa

APPELLO AL VOTO PER DOMENICA 19 GIUGNO 2016

Domenica 19 giugno gli elettori di Abano Terme sono nuovamente chiamati alle urne per decidere chi dovrà guidare il nostro Comune per i prossimi cinque anni.

Si tratta quindi di una scadenza importantissima per il nostro futuro.

Monica Lazzaretto, supportata dalla Lista dei CITTADINI per il Cambiamento, dal Partito Democratico e da un’altra lista civica denominata Monica Lazzaretto Sindaco, è in ballottaggio con il sindaco uscente Luca Claudio.

Non dovrai dunque decidere fra destra e sinistra, categorie politiche sempre più confuse, ma tra due diverse personalità e tra due modi diversi di intendere la politica ed il bene comune.

Il Gruppo dei CITTADINI per il Cambiamento, pertanto, invita i concIttadini ad andare a votare e mettere una croce sul nome di

MONICA LAZZARETTO

Con lei

IL FUTURO E’ PIU’ ROSA

con lei

ABANO GUARDA AVANTI

con lei

ABANO CAMBIA ADESSO

Per questo motivo abbiamo pensato di fare un invito al voto “sfruttando” un paio di video.

Se puoi, vai a vederli, sono molto belli:

L’appello dei giovani

L’appello degli adulti

Ricordati che si vota solamente nella giornata di domenica dalle ore 7 alle ore 23.

Per tutta la durata delle votazioni la sede dei CITTADINI per il Cambiamento di via don Minzoni (dietro il Duomo di San Lorenzo) e la sede elettorale di Monica Lazzaretto, in via Configliacchi (di fronte Caffè Martino) resteranno aperte per qualunque necessità.

Nelle stesse sedi a partire dalle ore 23, saranno disponibili anche i risultati dello spoglio delle urne.

 

Calendario incontri ballottaggio

Calendario incontri  – Ballottaggio

sabato 11
h 10.00 > gazebo a Ca’ Grande, Piazzale Michelangelo
h 11.00 > gazebo a Aliper, Via Previtali
h 16.00 > incontro al Parco San Lorenzo con le famiglie, con i giochi di una volta
domenica 12
h 10,30 > incontro a Monterosso, piazza San Bartolomeo -> vieni in bici!!
h 11,30 > incontro a Feriole al parco di via Orio Vergani per un aperitivo -> vieni in bici!!
h 16.00 > ritrovo in Piazza Repubblica per una passeggiata in rosa
lunedì 13
h 16.30 > ritrovo in piazzetta Buja per una passeggiata per il quartiere “Monteortone”
h 19.00 > intervento di Monica in piazzetta Buja
martedì 14
h 16.30 > incontro in piazza San Martino per una passeggiata per Abano Vecchia
h 19.00 > intervento di Monica in piazza San Martino
h 20.00 > incontro in piazza a Giarre
mercoledì 15
h 16.30 > incontro al Parco Termale per una passeggiata in quartiere Sacro Cuore
h 19.00 > intervento di Monica in Piazza Todeschini (Parco Termale lato via Flacco)
giovedì 16
h 16.30 > incontro Largo Marconi/via Pietro d’Abano per passeggiata zona Montirone
h 19.00 > intervento di Monica in Largo Marconi
h 21.00 > spettacolo in piazza Dondi dell’Orologio (Parco Termale)
venerdì 17
h 19.30 > festa di chiusura – in Piazza Repubblica

Giriamo a tutti l’appello ad esserci all’iniziativa promossa dalle Associazione Ambientaliste Salviamo gli Alberi di Abano

 

 

IMPORTANTE APPUNTAMENTO!

I CITTADINI DI ABANO E DELLE TERME
SONO INVITATI:

SABATO 21 GIUGNO 2014 – ORE 11.00
ABANO, VIA A. VOLTA
DIFRONTE INGRESSO HOTEL TRITONE

LEGHIAMOCI AGLI ALBERI!

Siamo arrivati al capolinea del percorso di un sindaco,
che
ha deliberato di tagliare interi viali alberati di Abano,
che rappresentano la storia, la cultura e il paesaggio autentico delle nostre terme.
Abano
cambierà definitivamente volto, non avrà più l’aspetto ambientale
che da sempre cittadini e turisti hanno visto e apprezzato
e del quale sono innamorati.

Centinaia di piante sane, che hanno solo bisogno di manutenzione,
verranno abbattute (come già Via Bazzarin e C. Colombo)
e sostituite (forse) con altre giovani, che impiegheranno decenni per crescere.

E’ previsto che vengano abbattute le piante di:
Via Flacco, Via Petrarca, Via Mazzini, Via Volta, Via Appia Monterosso,
a partire dal 23 giugno 2014 e “fino al termine dei lavori”.

Noi dobbiamo tentare d impedirlo.
Noi tutti, cittadini di Abano e Montegrotto.
Noi tutti, cittadini delle nostre amate terme.

Questa è l’ultima chiamata,
perché nessuno possa un giorno dire “io non sapevo”.
Dobbiamo esserci e contestare
le scelte insensate di un sindaco
che non ascolta nessuno,
che non ha rispetto per nessuno,
che considera la città governata e le terme
una
spianata da cementificare,
un
bancomat dal quale prelevare soldi,
un
territorio da sfruttare e quindi impoverire,
una
terra promessa per pochi amici.

In questi giorni è stata anche avviata una petizione online
per
fermare l’abbattimento degli alberi,
che si può firmare al seguente indirizzo:
http://www.change.org/it/petizioni/sindaco-di-abano-terme-firma-anche-tu-contro-il-taglio-indiscriminato-degli-alberi?share_id=YAegXHbpJc&utm_campaign=friend_inviter_chat&utm_medium=facebook&utm_source=share_petition&utm_term=permissions_dialog_false

…e questo è l’appello rivolto al sindaco dalla lista civica
Cittadini per il cambiamento“,
che
ringraziamo per la costante presenza sul territorio:
Chiediamo la vostra attenzione,
ne va del futuro di Abano,
della nostra Abano di quella che abbiamo visto crescere in tutti questi anni!!
Fra qualche giorno (l’ordinanza parla del 23 giugno 2014)
inizia l’opera di abbattimento di questi alberi,
quelli di via Volta, di via Petrarca di viale Mazzini, di via Flacco, via Appia ad Abano Terme
e fra qualche giorno saranno solamente un ricordo,
come sono un ricordo quelli di via C. Colombo, per noi, cittadini di Abano,
abituati a vederli da decenni ed a godere della loro ombra,
senza contare dei benefici che apportano all’aria che respiriamo.
L’Amministrazione ha deciso di tagliare tutti questi alberi
ed in pochi minuti non ci sarà più quello che la natura ha impiegato decenni a crescere
“.

Aiutateci ad aiutare le terme.
Non voltatevi dall’altra parte.
Il verde e l’ambiente sono patrimonio di tutti.
Chi tace si assume la responsabilità del silenzio.

Vi aspettiamo domani, sabato 21 giugno 2014 alle ore 11.00
ad Abano Terme,
Via Volta (difronte ingresso hotel Tritone).