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AVVISO PUBBLICO PER MANIFESTAZIONE DI INTERESSE PER LA FORMAZIONE DELLA PIANIFICAZIONE PER L’AMBITO URBANO CENTRALE DENOMINATO ABANO CIVITAS
  • Fine pubblicazione: 31/07/2020
  • Tipo documento: Avviso per manifestazione di interesse
  • Settore: III SETTORE GOVERNO DEL TERRITORIO
  • Atto: N. 22144 del 29/06/2020
  • Scarica il documento: 20201023_01PROT.PDF( 2,67 Mb )
N. 1022
Pubblicata il
29/06/2020
AVVISO PUBBLICO PER LA PRESENTAZIONE DI MANIFESTAZIONI DI INTERESSE RELATIVE ALLA FORMAZIONE DEL PIANO DI ASSETTO DEL TERRITORIO (P.A.T.)
  • Fine pubblicazione: 31/07/2020
  • Tipo documento: Avviso per manifestazione di interesse
  • Settore: III SETTORE GOVERNO DEL TERRITORIO
  • Atto: N. 22126 del 29/06/2020
  • Scarica il documento: 20201022_01PROT.PDF( 5,45 Mb )

convocazione della II Commissione Consiliare “Territorio e Ambiente che si svolgerà lunedì 22 giugno, alle ore 19.15

al 2 piano in biblioteca  con odg

masterplan del Piano Assetto del Territorio

masterplan Abano Civitas

piano di politica ambientale

Noi che abbiamo più di 65 anni (e restiamo al vostro fianco)
Gian Mario Ricciardi domenica 10 maggio 2020 Avvenire

Puntano occhi e statistiche su di noi e ci dicono che siamo i ‘vulnerabili’ per eccellenza, ma non è giusto. È vero, non per colpa nostra, abbiamo più di 65 anni; abbiamo lavorato oltre quarant’anni, sognando qualche anno di serenità. Siamo nati negli anni Cinquanta, appena dopo la miseria della guerra, le macerie, il pane nero e l’olio della borsa nera. Siamo figli e figlie di grandi persone, quelle della Ricostruzione. Abbiamo giocato nei cortili pieni di melma, pozzanghere e neve, d’inverno, e straripanti di caldo, d’estate. Lo abbiamo fatto sorridendo alla vita e anche all’ottimismo che non era quello della ragione, ma piuttosto quello di una generazione, la generazione dei padri e delle madri che uscivano dalla guerra, dalla dittatura, dal profumo (solo quello) delle acciughe. Con loro, poi ci siamo inoltrati nel frastuono di valori del consumismo che nasceva e gettava i suoi tentacoli: la prima bicicletta, la Vespa e la Lambretta, poi la mitica Fiat 500. Ma noi siamo andati a scuola portandoci da casa il pranzo al sacco e, ancora, la legna per scaldarci.

È venuto il progresso, poi il miracolo italiano e molto di più. Ma noi, sempre lì, a cercare un lavoro, una laurea, una prospettiva. E abbiamo lavorato, spesso e volentieri, anche il sabato e la domenica, calpestando troppe volte gli affetti di casa, alzandoci alle quattro del mattino, per il primo turno alla Fiat, perché si partiva da Ivrea o da Alba. Quindi è arrivato il benessere e c’è chi ha pensato ad acquistare l’alloggio e, a volte, anche la casetta al mare.

La pensione è stata una conquista dopo anni in cui i politici hanno prima varato pensioni baby e mini senza ritegno e poi stretto i cordoni della borsa in modo indegno. Ma le nostre sono tutte pensioni guadagnate sul campo, con la corsa a fare straordinari per comprare qualcosa di più.

Negli anni in cui, colpevolmente, lo Stato si è dimenticato di larghe fasce di popolazione, ha tagliato i posti in ospedale, quelli negli asili nido, nelle scuole materne, noi siamo stati pronti a colmare con il ‘welfare dei nonni’, le mancanze di strategia di una situazione sociale non gestita con intelligenza. Ancora una volta, di noi hanno approfittato gli speculatori della ‘terza età’, ma intanto con discrezione abbiamo contribuito alla crescita esponenziale del volontariato che ha fatto e fa tanto bene e, piano piano, ha assunto mille forme. Tutti, o quasi, soprattutto coi capelli bianchi.

Ebbene, ciò che abbiamo sentito in questi 60 giorni di ‘isolamento’ non fa onore a nessuno. È vero, così almeno dicono le statistiche, che oltre l’ottanta per cento dei morti per coronavirus ha più di 70 anni. Ma perché mai si potuto pensare di isolarci, chiudendo ancora e solo noi in casa, fino alla fine del 2020? E perché tanti illustri, e poco onorevoli, esperti in Italia e all’estero hanno sostenuto un tale pensiero? Per fortuna, qualche gran giurista, ha ricordato a tutti che questo sarebbe stato un abuso e una violazione della Costituzione. Un consiglio si accetta; un divieto così si respinge. Una società che perde la memoria, scriveva Umberto Eco, perde l’anima. Non deve mai succedere.

Piuttosto pensiamo a quanti, della nostra età, sono morti soli, nel silenzio surreale dei nostri ospedali. È vero, abbiamo paura (più di voi): un timore che a volte ci fa tremare le gambe quando facciamo la spesa. Grazie a chi la fa per noi. Ma no, non accettiamo di essere l’oggetto speciale di questa pandemia. Non è giusto: per ciò che documentano le nostre vite, per la vita stessa, per la dignità. Vogliamo, infatti, al mattino, continuare a prendere metro, auto, tram per coprire i buchi di assistenza ai nipoti quando padri e madri tornano al lavoro. Con la dignità e la tenerezza di sempre.

Continueremo ad affrontare, accanto a ognuno di voi, questa incredibile prova, con tutte le attenzioni dovute ai nostri acciacchi, ma con lo stesso amore e la stessa passione che ha animato le nostre vite e fatto grande l’Italia.

25 aprile ripartiamo dagli ultimi

Il magistrato Gian Carlo Caselli: il 25 aprile occasione per “ripassare” la Costituzione. La ricostruzione post-Covid? «Non lasci indietro nessuno, altrimenti vince la mafia»

 

«Celebrare il 25 aprile può servire a “ripassare” la Costituzione, lascito principale della Resistenza partigiana, nella parte che disegna una democrazia emancipante: dove lo status del cittadino comprende non solo il diritto di voto, ma anche il diritto a condizioni di vita decorose e civili, anche per i poveri, i disoccupati e i precari, anche per gli anziani, i malati, gli stranieri. Così che la ricostruzione sappia resistere ad ogni tentazione di considerare zavorra questi soggetti meno protetti». Questo è per Gian Carlo Caselli, procuratore di Palermo e Torino, il senso della Festa della Liberazione nel tempo del Covid–19. E il perché ha aderito all’appello e accettato di essere tra i “garanti” dei fondi raccolti. «C’è ancora un gran bisogno di verità e l’appello può servire allo scopo. I morti sono morti e la morte li ha resi tutti uguali. È giusto, come lo è cercare di costruire pace nel cuore di tutti gli italiani. Nel rispetto però della verità e della storia, cioè tenendo ben salda la distinzione tra chi ha combattuto per la dittatura e chi invece ha combattuto per la libertà: la libertà di tutti, anche di quelli che erano dal-l’altra parte».

Cosa c’è di diverso e di uguale in questa giornata?

L’emergenza impedisce di stare insieme fisicamente. Ed ecco che si moltiplicano le iniziative per ritrovarsi a fare memoria della Resistenza, insieme ma virtualmente: una modalità assolutamente nuova, che però può coinvolgere più persone che nel recente passato, chiamandole ad una prova di coraggio, fiducia e fantasia in vista della ricostruzione dopo la pandemia.

Torna la parola “ricostruzione”, come allora. Ma ricostruire come?

È drammaticamente evidente che la pandemia sta causando – oltre ai danni alla qualità della vita e alla sicurezza delle persone – uno choc economico–finanziario gigantesco. Resistere significa quindi realizzare al più presto aiuti massicci sul piano nazionale ed europeo. E poi molte attività che la pandemia sta mettendo in ginocchio rischiano di chiudere. Si aprono così nuove opportunità allo sciacallaggio che è nel dna delle mafie. Uno scenario già di per sé cupo potrebbe persino tracimare in catastrofe. Di qui la necessità assoluta di giocare d’anticipo pianificando per tempo (come sta avvenendo) forme efficaci di contrasto che incidano sul primo manifestarsi degli appetiti mafiosi. Anche questo è resistere.

Come scrivete lei e Guido Lo Forte nel recente libro “Lo stato illegale”, il dopoguerra fu un momento fondamentale nella costruzione del rapporto tra mafia e poteri politici e economici. C’è anche oggi questo rischio?

Siamo stati spinti a scrivere dalla riflessione che in Italia i rapporti fra mafia e politica ci sono stati e ci sono, eccome: ma esiste una robusta corrente di pensiero che li nega con ostinazione. A tutto concedere, sarebbe roba periferica, da circoscrivere a poche mele marce e qualche appalto. Si tratta invece di un problema democratico di respiro nazionale e il libro lo dimostra per tabulas.

Anche nel contrasto alle mafie si è parlato di “resistenza”. Ma spesso fatta da uomini soli che hanno pagato con la vita. Ancora oggi manca spesso un “noi”.

Rispondo come lo storico Salvatore Lupo, secondo cui c’è una «richiesta di mafia nella società italiana», in settori dell’imprenditoria e della politica, del sistema finanziario e economico e di certi poteri costituiti. Per cui i risultati nel contrasto alla mafia sono stati ottenuti da minoranze spesso ostacolate e lasciate sole. Altro che noi…

Non aver chiarito tanti punti oscuri dei rapporti tra mafie e politica ci mette ancora a rischio? In particolare oggi?

Il libro dimostra pure che la mafia non costituisce una “semplice” anomalia in un corpo sociale complessivamente sano, una patologia del nostro sistema, ma un fenomeno molto più grave: l’esplicazione di un modello di sviluppo inquinato e inquinante che rischia di frenare e ostacolare la crescita dell’intero nostro Paese dopo aver bloccato quella del Mezzogiorno. I punti oscuri si spiegano anche così, come sistema di “difesa” di questo perverso modello di sviluppo.

Negli ultimi anni lei si è fortemente impegnato nel contrasto alle agromafie. Un fronte aggravato dall’emergenza Covid–19. Come ha detto il procuratore nazionale antimafia Cafiero de Raho, pensa che la regolarizzazione degli immigrati sia necessaria oltre che giusta?

Come Osservatorio di Coldiretti sulle agromafie, in epoca “non sospetta”, cioè prima ancora che esplodesse la pandemia, in collaborazione con l’Anci abbiamo elaborato, principale artefice Giovanni Salvi, attuale procuratore generale presso la Cassazione, un ambizioso progetto per una migliore disciplina e gestione del lavoro stagionale in agricoltura con interventi sui flussi migratori. Siamo quindi in linea con la proposta di Cafiero, che condivido in toto.

Antonio Maria Mira venerdì 24 aprile 2020 AVVENIRE

Pubblicato l’Avviso pubblico per l’adozione di misure urgenti di solidarietà alimentare

Tra le prime iniziative di solidarietà messe in campo dal Comune troviamo l’attivazione, da lunedì 6 aprile, dei buoni spesa alimentari.

L’iniziativa, nata dalla volontà del Governo di dare risposta urgente alla mancanza di liquidità delle famiglie a seguito del lockdown, ha messo a disposizione del Comune di Abano Terme circa 107 mila euro che saranno distribuiti sotto forma di voucher del valore di 25, 50 e 100 euro ai cittadini in stato di necessità e rispondenti ai requisiti individuati dalla Giunta Comunale.
Tali titoli di acquisto sono destinati in via prioritaria a nuclei privi della necessaria liquidità per sostenere le spese essenziali quali cibo e generi di prima necessità a causa della interruzione del lavoro o sospensione dell’attività autonoma e in assenza di altre entrate economiche.

Nella gestione delle risorse assegnate dallo Stato verrà data priorità ai nuclei familiari non assegnatari di sostegno pubblico (Rdc, Rei, Naspi, indennità di mobilità, cassa integrazione guadagni, altre forme di sostegno previste a livello comunale o regionale) ulteriori priorità sono individuate nella presenza di minori, essere titolare di un regolare contratto di locazione.

I richiedenti non dovranno avere una giacenza bancaria/postale (compresi titoli, obbligazioni, buoni fruttiferi, ecc.), alla data del 29.03.2020 superiore a € 5.000,00= (nucleo fino a 2 componenti) o € 10.000,00 per i nuclei con più di 2 componenti.

 

Presentazione delle domande
L’Istanza andrà presentata esclusivamente con l’apposito modello a partire dal 6 aprile 2020. La domanda, debitamente compilata e firmata andrà inviata preferibilmente via mail al seguente indirizzo: sociali@abanoterme.net, accompagnata dalla scansione di un documento di identità di chi la presenta e di eventuali documenti utili alla gestione della domanda.

Per chi non è in grado di inviarla via e-mail può essere consegnata ai Servizi Sociali comunali nella sede di Via Appia Monterosso n. 31 previo appuntamento da fissare telefonicamente (049.8245236 – 235).

Ogni famiglia potrà presentare una sola istanza.
Gli Uffici comunali effettueranno i conseguenti controlli su quanto dichiarato e, qualora risultassero dichiarazioni false, oltre a procedere all’immediata esclusione dai benefici, si procederà alla denuncia alla competente Autorità giudiziaria.

 

Dove utilizzare i buoni spesa
Attraverso i buoni, che saranno nominativi e con cadenza quindicinale fino al 31/05/2020, le famiglie potranno acquistare alimenti, ad esclusione degli alcolici, prodotti per l’igiene della casa e della persona.
I voucher emessi dal Comune potranno essere spesi presso gli esercizi commerciali che hanno dato la loro disponibilità alla consegna a domicilio aderendo al progetto “Spesa a domicilio” istituito all’inizio dell’emergenza sanitaria.

Natura sì
via C. Augure, 7 mail: abano1@naturasi.biz

Alimentari Enoteca Marsiglio
via G. Matteotti, 18 mail: silvia.marsiglio@gmail.com

La Bottega di Emi
via Monteortone, 23 mail: labottegadiemi1970@gmail.com

Ca’ de’ Corti
viale delle Terme, 73 mail: il_gusto@libero.it

Alimentari Zaramella Filippo
via Valerio Flacco, 56/58 mail: zara.filippo@hotmail.it

Pastificio la Ghirlandina
via A. Previtali, 52 mail: pastificio.la.ghirlandina@gmail.com

Pane & Passione
via C. Battisti, 182 mail: paneandpassione@gmail.com

Ortofrutta Abano s.n.c.
via Santuario, 1 mail: ortofrutta.abano@gmail.com

Le Delizie dell’Etna
via Calle Pace, 8 mail: ledeliziedelletnasnc@gmail.com

Macelleria F.lli Mario SAS
via A. Diaz, 8 mail: macelleriafratellimario@gmail.com

Panificio Galvan Gianni
via G. Matteotti, 20 mail: info@panificiogalvan.it 

Zaino Foodservice s.r.l.
via del Commercio, 2 mail: mirko.cestari@zainofood.it

 

La lista delle attività è suscettibile di integrazioni e aggiornamenti che saranno resi noti tramite pubblicazione sul sito istituzionale dell’Ente.

Informazioni potranno essere richieste ai Servizi Sociali comunali contattando i seguenti recapiti: 049.8245236 – 235 in alternativa 049.8245238 – 237 – 257).

 

Allegati: 

Avviso Pubblico

Modulo di richiesta Buono Spesa