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Noi che abbiamo più di 65 anni (e restiamo al vostro fianco)
Gian Mario Ricciardi domenica 10 maggio 2020 Avvenire

Puntano occhi e statistiche su di noi e ci dicono che siamo i ‘vulnerabili’ per eccellenza, ma non è giusto. È vero, non per colpa nostra, abbiamo più di 65 anni; abbiamo lavorato oltre quarant’anni, sognando qualche anno di serenità. Siamo nati negli anni Cinquanta, appena dopo la miseria della guerra, le macerie, il pane nero e l’olio della borsa nera. Siamo figli e figlie di grandi persone, quelle della Ricostruzione. Abbiamo giocato nei cortili pieni di melma, pozzanghere e neve, d’inverno, e straripanti di caldo, d’estate. Lo abbiamo fatto sorridendo alla vita e anche all’ottimismo che non era quello della ragione, ma piuttosto quello di una generazione, la generazione dei padri e delle madri che uscivano dalla guerra, dalla dittatura, dal profumo (solo quello) delle acciughe. Con loro, poi ci siamo inoltrati nel frastuono di valori del consumismo che nasceva e gettava i suoi tentacoli: la prima bicicletta, la Vespa e la Lambretta, poi la mitica Fiat 500. Ma noi siamo andati a scuola portandoci da casa il pranzo al sacco e, ancora, la legna per scaldarci.

È venuto il progresso, poi il miracolo italiano e molto di più. Ma noi, sempre lì, a cercare un lavoro, una laurea, una prospettiva. E abbiamo lavorato, spesso e volentieri, anche il sabato e la domenica, calpestando troppe volte gli affetti di casa, alzandoci alle quattro del mattino, per il primo turno alla Fiat, perché si partiva da Ivrea o da Alba. Quindi è arrivato il benessere e c’è chi ha pensato ad acquistare l’alloggio e, a volte, anche la casetta al mare.

La pensione è stata una conquista dopo anni in cui i politici hanno prima varato pensioni baby e mini senza ritegno e poi stretto i cordoni della borsa in modo indegno. Ma le nostre sono tutte pensioni guadagnate sul campo, con la corsa a fare straordinari per comprare qualcosa di più.

Negli anni in cui, colpevolmente, lo Stato si è dimenticato di larghe fasce di popolazione, ha tagliato i posti in ospedale, quelli negli asili nido, nelle scuole materne, noi siamo stati pronti a colmare con il ‘welfare dei nonni’, le mancanze di strategia di una situazione sociale non gestita con intelligenza. Ancora una volta, di noi hanno approfittato gli speculatori della ‘terza età’, ma intanto con discrezione abbiamo contribuito alla crescita esponenziale del volontariato che ha fatto e fa tanto bene e, piano piano, ha assunto mille forme. Tutti, o quasi, soprattutto coi capelli bianchi.

Ebbene, ciò che abbiamo sentito in questi 60 giorni di ‘isolamento’ non fa onore a nessuno. È vero, così almeno dicono le statistiche, che oltre l’ottanta per cento dei morti per coronavirus ha più di 70 anni. Ma perché mai si potuto pensare di isolarci, chiudendo ancora e solo noi in casa, fino alla fine del 2020? E perché tanti illustri, e poco onorevoli, esperti in Italia e all’estero hanno sostenuto un tale pensiero? Per fortuna, qualche gran giurista, ha ricordato a tutti che questo sarebbe stato un abuso e una violazione della Costituzione. Un consiglio si accetta; un divieto così si respinge. Una società che perde la memoria, scriveva Umberto Eco, perde l’anima. Non deve mai succedere.

Piuttosto pensiamo a quanti, della nostra età, sono morti soli, nel silenzio surreale dei nostri ospedali. È vero, abbiamo paura (più di voi): un timore che a volte ci fa tremare le gambe quando facciamo la spesa. Grazie a chi la fa per noi. Ma no, non accettiamo di essere l’oggetto speciale di questa pandemia. Non è giusto: per ciò che documentano le nostre vite, per la vita stessa, per la dignità. Vogliamo, infatti, al mattino, continuare a prendere metro, auto, tram per coprire i buchi di assistenza ai nipoti quando padri e madri tornano al lavoro. Con la dignità e la tenerezza di sempre.

Continueremo ad affrontare, accanto a ognuno di voi, questa incredibile prova, con tutte le attenzioni dovute ai nostri acciacchi, ma con lo stesso amore e la stessa passione che ha animato le nostre vite e fatto grande l’Italia.

25 aprile ripartiamo dagli ultimi

Il magistrato Gian Carlo Caselli: il 25 aprile occasione per “ripassare” la Costituzione. La ricostruzione post-Covid? «Non lasci indietro nessuno, altrimenti vince la mafia»

 

«Celebrare il 25 aprile può servire a “ripassare” la Costituzione, lascito principale della Resistenza partigiana, nella parte che disegna una democrazia emancipante: dove lo status del cittadino comprende non solo il diritto di voto, ma anche il diritto a condizioni di vita decorose e civili, anche per i poveri, i disoccupati e i precari, anche per gli anziani, i malati, gli stranieri. Così che la ricostruzione sappia resistere ad ogni tentazione di considerare zavorra questi soggetti meno protetti». Questo è per Gian Carlo Caselli, procuratore di Palermo e Torino, il senso della Festa della Liberazione nel tempo del Covid–19. E il perché ha aderito all’appello e accettato di essere tra i “garanti” dei fondi raccolti. «C’è ancora un gran bisogno di verità e l’appello può servire allo scopo. I morti sono morti e la morte li ha resi tutti uguali. È giusto, come lo è cercare di costruire pace nel cuore di tutti gli italiani. Nel rispetto però della verità e della storia, cioè tenendo ben salda la distinzione tra chi ha combattuto per la dittatura e chi invece ha combattuto per la libertà: la libertà di tutti, anche di quelli che erano dal-l’altra parte».

Cosa c’è di diverso e di uguale in questa giornata?

L’emergenza impedisce di stare insieme fisicamente. Ed ecco che si moltiplicano le iniziative per ritrovarsi a fare memoria della Resistenza, insieme ma virtualmente: una modalità assolutamente nuova, che però può coinvolgere più persone che nel recente passato, chiamandole ad una prova di coraggio, fiducia e fantasia in vista della ricostruzione dopo la pandemia.

Torna la parola “ricostruzione”, come allora. Ma ricostruire come?

È drammaticamente evidente che la pandemia sta causando – oltre ai danni alla qualità della vita e alla sicurezza delle persone – uno choc economico–finanziario gigantesco. Resistere significa quindi realizzare al più presto aiuti massicci sul piano nazionale ed europeo. E poi molte attività che la pandemia sta mettendo in ginocchio rischiano di chiudere. Si aprono così nuove opportunità allo sciacallaggio che è nel dna delle mafie. Uno scenario già di per sé cupo potrebbe persino tracimare in catastrofe. Di qui la necessità assoluta di giocare d’anticipo pianificando per tempo (come sta avvenendo) forme efficaci di contrasto che incidano sul primo manifestarsi degli appetiti mafiosi. Anche questo è resistere.

Come scrivete lei e Guido Lo Forte nel recente libro “Lo stato illegale”, il dopoguerra fu un momento fondamentale nella costruzione del rapporto tra mafia e poteri politici e economici. C’è anche oggi questo rischio?

Siamo stati spinti a scrivere dalla riflessione che in Italia i rapporti fra mafia e politica ci sono stati e ci sono, eccome: ma esiste una robusta corrente di pensiero che li nega con ostinazione. A tutto concedere, sarebbe roba periferica, da circoscrivere a poche mele marce e qualche appalto. Si tratta invece di un problema democratico di respiro nazionale e il libro lo dimostra per tabulas.

Anche nel contrasto alle mafie si è parlato di “resistenza”. Ma spesso fatta da uomini soli che hanno pagato con la vita. Ancora oggi manca spesso un “noi”.

Rispondo come lo storico Salvatore Lupo, secondo cui c’è una «richiesta di mafia nella società italiana», in settori dell’imprenditoria e della politica, del sistema finanziario e economico e di certi poteri costituiti. Per cui i risultati nel contrasto alla mafia sono stati ottenuti da minoranze spesso ostacolate e lasciate sole. Altro che noi…

Non aver chiarito tanti punti oscuri dei rapporti tra mafie e politica ci mette ancora a rischio? In particolare oggi?

Il libro dimostra pure che la mafia non costituisce una “semplice” anomalia in un corpo sociale complessivamente sano, una patologia del nostro sistema, ma un fenomeno molto più grave: l’esplicazione di un modello di sviluppo inquinato e inquinante che rischia di frenare e ostacolare la crescita dell’intero nostro Paese dopo aver bloccato quella del Mezzogiorno. I punti oscuri si spiegano anche così, come sistema di “difesa” di questo perverso modello di sviluppo.

Negli ultimi anni lei si è fortemente impegnato nel contrasto alle agromafie. Un fronte aggravato dall’emergenza Covid–19. Come ha detto il procuratore nazionale antimafia Cafiero de Raho, pensa che la regolarizzazione degli immigrati sia necessaria oltre che giusta?

Come Osservatorio di Coldiretti sulle agromafie, in epoca “non sospetta”, cioè prima ancora che esplodesse la pandemia, in collaborazione con l’Anci abbiamo elaborato, principale artefice Giovanni Salvi, attuale procuratore generale presso la Cassazione, un ambizioso progetto per una migliore disciplina e gestione del lavoro stagionale in agricoltura con interventi sui flussi migratori. Siamo quindi in linea con la proposta di Cafiero, che condivido in toto.

Antonio Maria Mira venerdì 24 aprile 2020 AVVENIRE

Pubblicato l’Avviso pubblico per l’adozione di misure urgenti di solidarietà alimentare

Tra le prime iniziative di solidarietà messe in campo dal Comune troviamo l’attivazione, da lunedì 6 aprile, dei buoni spesa alimentari.

L’iniziativa, nata dalla volontà del Governo di dare risposta urgente alla mancanza di liquidità delle famiglie a seguito del lockdown, ha messo a disposizione del Comune di Abano Terme circa 107 mila euro che saranno distribuiti sotto forma di voucher del valore di 25, 50 e 100 euro ai cittadini in stato di necessità e rispondenti ai requisiti individuati dalla Giunta Comunale.
Tali titoli di acquisto sono destinati in via prioritaria a nuclei privi della necessaria liquidità per sostenere le spese essenziali quali cibo e generi di prima necessità a causa della interruzione del lavoro o sospensione dell’attività autonoma e in assenza di altre entrate economiche.

Nella gestione delle risorse assegnate dallo Stato verrà data priorità ai nuclei familiari non assegnatari di sostegno pubblico (Rdc, Rei, Naspi, indennità di mobilità, cassa integrazione guadagni, altre forme di sostegno previste a livello comunale o regionale) ulteriori priorità sono individuate nella presenza di minori, essere titolare di un regolare contratto di locazione.

I richiedenti non dovranno avere una giacenza bancaria/postale (compresi titoli, obbligazioni, buoni fruttiferi, ecc.), alla data del 29.03.2020 superiore a € 5.000,00= (nucleo fino a 2 componenti) o € 10.000,00 per i nuclei con più di 2 componenti.

 

Presentazione delle domande
L’Istanza andrà presentata esclusivamente con l’apposito modello a partire dal 6 aprile 2020. La domanda, debitamente compilata e firmata andrà inviata preferibilmente via mail al seguente indirizzo: sociali@abanoterme.net, accompagnata dalla scansione di un documento di identità di chi la presenta e di eventuali documenti utili alla gestione della domanda.

Per chi non è in grado di inviarla via e-mail può essere consegnata ai Servizi Sociali comunali nella sede di Via Appia Monterosso n. 31 previo appuntamento da fissare telefonicamente (049.8245236 – 235).

Ogni famiglia potrà presentare una sola istanza.
Gli Uffici comunali effettueranno i conseguenti controlli su quanto dichiarato e, qualora risultassero dichiarazioni false, oltre a procedere all’immediata esclusione dai benefici, si procederà alla denuncia alla competente Autorità giudiziaria.

 

Dove utilizzare i buoni spesa
Attraverso i buoni, che saranno nominativi e con cadenza quindicinale fino al 31/05/2020, le famiglie potranno acquistare alimenti, ad esclusione degli alcolici, prodotti per l’igiene della casa e della persona.
I voucher emessi dal Comune potranno essere spesi presso gli esercizi commerciali che hanno dato la loro disponibilità alla consegna a domicilio aderendo al progetto “Spesa a domicilio” istituito all’inizio dell’emergenza sanitaria.

Natura sì
via C. Augure, 7 mail: abano1@naturasi.biz

Alimentari Enoteca Marsiglio
via G. Matteotti, 18 mail: silvia.marsiglio@gmail.com

La Bottega di Emi
via Monteortone, 23 mail: labottegadiemi1970@gmail.com

Ca’ de’ Corti
viale delle Terme, 73 mail: il_gusto@libero.it

Alimentari Zaramella Filippo
via Valerio Flacco, 56/58 mail: zara.filippo@hotmail.it

Pastificio la Ghirlandina
via A. Previtali, 52 mail: pastificio.la.ghirlandina@gmail.com

Pane & Passione
via C. Battisti, 182 mail: paneandpassione@gmail.com

Ortofrutta Abano s.n.c.
via Santuario, 1 mail: ortofrutta.abano@gmail.com

Le Delizie dell’Etna
via Calle Pace, 8 mail: ledeliziedelletnasnc@gmail.com

Macelleria F.lli Mario SAS
via A. Diaz, 8 mail: macelleriafratellimario@gmail.com

Panificio Galvan Gianni
via G. Matteotti, 20 mail: info@panificiogalvan.it 

Zaino Foodservice s.r.l.
via del Commercio, 2 mail: mirko.cestari@zainofood.it

 

La lista delle attività è suscettibile di integrazioni e aggiornamenti che saranno resi noti tramite pubblicazione sul sito istituzionale dell’Ente.

Informazioni potranno essere richieste ai Servizi Sociali comunali contattando i seguenti recapiti: 049.8245236 – 235 in alternativa 049.8245238 – 237 – 257).

 

Allegati: 

Avviso Pubblico

Modulo di richiesta Buono Spesa

Emergenza – Psicologi online

Progetto pilota di un punto di ascolto psicologico online sull’emergenza COVID-19

EMERGENZA COVID-19: PARLARNE E’ POSSIBILE

Un progetto pilota delle Scuole di Specializzazione Universitarie di Area Psicologica (SUAP) del Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione (DPSS) e del Dipartimento di Psicologia Generale (DPG), in raccordo con la Scuola di Psicologia dell’Università di Padova.

In questa situazione straordinaria dettata dall’emergenza legata al Covid-19, gli specializzandi e i loro tutor, docenti delle Scuole di Specializzazione in Psicologia del Ciclo di Vita, in Psicologia Clinica e in Neuropsicologia in collaborazione con i ricercatori del Laboratorio ID – Internet e Dipendenza: laboratorio di ricerca e intervento, hanno avviato una riflessione in merito a ciò che è possibile per loro fare, secondo le proprie competenze e le normative vigenti, in un’ottica di solidarietà e aiuto alla collettività, in particolare offrendo alla cittadinanza un punto di ascolto ONLINE.

Molte persone, infatti, si trovano a fronteggiare l’emergenza vivendo da soli, lontani dalle famiglie di origine o dalla loro cerchia di amicizie, come richiesto dalla limitazione delle interazioni sociali, e questo può essere un fattore di malessere importante, troppo spesso ingigantito dalle notizie sempre più preoccupanti che arrivano dai media e dal continuo mutare delle procedure di contenimento dell’emergenza. Inoltre, la chiusura dei contesti scolastici, assistenziali di base, commerciali e lavorativi può generare momenti di stress nella convivenza prolungata, in assenza di contatti esterni, nella preoccupazione per il futuro e nelle difficoltà di gestione del presente, anche in termini di progettualità economiche, sociali, relazionali. Qualsiasi persona, anche la più equilibrata, in tali condizioni può sentire che le ansie, i pensieri crescono, affollano la mente e rendono difficile affrontare e riorganizzare la vita quotidiana nei necessari cambiamenti richiesti di questo periodo.

Parlare e confrontarsi all’interno della propria cerchia familiare e/o amicale può essere faticoso, può portare ad attriti e malumori e può rischiare di essere una inutile trasmissione incontrollata di pensieri e sensazioni negativi. Confrontarsi in un contesto di Scuole di Specializzazione che istituzionalmente sviluppano ricerca e formazione specifica su tali argomenti, può consentire la possibilità di uno spazio più libero e autorizzato per comunicare a se stessi e all’altro eventuali malesseri, dubbi, disagi, nella consapevolezza che sia proprio importante parlare di ciò che passa per le nostre menti in questi periodi e di ciò che ci preoccupa o ci intristisce. Depositare in uno spazio neutro e professionale queste emozioni aiuta a ritrovare la lucidità per affrontare il cambiamento, con maggiore senso di efficacia.

OFFERTA E UTENZA

In linea con quanto detto, le Scuole di Specializzazione in Psicologia del Ciclo di Vita, in Psicologia Clinica e in Neuropsicologia dei Dipartimenti DPSS e DPG dell’Università di Padova, in raccordo con il Laboratorio ID: Intenet e Dipendenza: un laboratorio di ricerca e intervento, forniscono un punto di ascolto online aperto alla popolazione di persone maggiorenni (giovani adulti, famiglie, genitori, singoli individui), attraverso un massimo di tre incontri di consultazione e sostegno, gratuiti, da parte di specializzandi autorizzati e affiancati dai rispettivi supervisori.

NON si tratta di un Servizio psicoterapeutico e/o diagnostico ma di un servizio pilota di consultazione psicologica, che nasce come progetto specifico delle Scuole di Specializzazione di Area Psicologica orientato alle tematiche connesse all’emergenza COVID19.

Nello specifico, offriamo la possibilità di condividere e confrontarci su una serie di condizioni legate alla situazione presente:

  • Sensazioni di smarrimento, ansia, stress, abbattimento, tristezza, solitudine
  • Difficoltà nella gestione dei figli a casa, con gli obiettivi scolastici e di apprendimento affidati alla famiglia e ai genitori
  • Difficoltà nella gestione delle giornate di convivenza in coppia e in famiglia
  • Difficoltà nella cura delle persone anziane o fragili delle nostre famiglie, o affetti da disabilità cognitive, neurologiche o fisiche, in un momento in cui i servizi di base sono rallentati e/o sospesi
  • Difficoltà emotive derivanti dal proprio ruolo lavorativo, soprattutto se implicato nella gestione dell’emergenza sanitaria o sociale riguardante COVID
  • Preoccupazioni legate all’interruzione e/o alla sospensione della propria attività lavorativa, riguardanti il presente ma anche il futuro a breve e lungo termine
  • Tutte le condizioni in cui la situazione generale e quella personale generano disagio e bisogno di scambiare pensieri, opinioni, riflessioni con un professionista esterno alla cerchia amicale e familiare

Il punto di ascolto non risponde per informazioni sanitarie generali, per richieste di natura medica o amministrativa.

CHI SIAMO

Siamo specializzandi delle Scuole Universitarie di Specializzazione di Area Psicologica (SUAP) affiancati dai docenti e supervisori psicologi e psicoterapeuti delle stesse Scuole e dai ricercatori del Laboratorio ID: Internet e Dipendenza: laboratorio di ricerca e intervento, afferenti al Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione (DPSS) e al Dipartimento di Psicologia Generale (DPG), iscritti all’albo degli Psicologi.

Lavoriamo seguendo linee guida del Codice Deontologico degli Psicologi riguardo della sicurezza e della riservatezza delle informazioni psicologiche e personali, anche attraverso l’utilizzo di tecnologie, garantendo la massima sicurezza sui mezzi elettronici utilizzati, attraverso idonea strumentazione e compreso l’uso di servizi cifrati. Manteniamo un costante contatto e aggiornamento con l’Ordine degli Psicologi del Veneto.

CONTATTI E SERVIZI

Il punto di ascolto offre tre livelli di servizi alla popolazione:

  • Uno sportello ONLINE aperto dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 19. E’ possibile inviare una email a emergenza.psicologionline.dpss@unipd.it, su cui convergeranno tutte le richieste da smistare tra le tre Scuole, descrivendo in poche parole la propria richiesta e i propri bisogni lasciando il proprio numero di telefono e contatto Skype. Verrà inviata una risposta entro un giorno feriale, con la proposta di un appuntamento via Skype con uno di noi.
  • Una pagina FACEBOOK (https://www.facebook.com/emergenzapsicologionlineunipd/), attivata presso i siti dipartimentali delle Scuole di Specializzazione in cui saranno caricati materiali, informazioni relativi alla situazione attuale ma anche ad altri temi, con l’idea di portare la mente un po’ fuori dagli argomenti pressanti di queste settimane e di farla spaziare in luoghi più leggeri, di svago, di leggerezza.
  • Una LINEA TELEFONICA (049 8276496) aperta dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 19, per coloro che non amino troppo la tecnologia, che non abbiano disponibilità di strumenti quali pc, tablet, connessione internet ecc. Telefonicamente, si potranno sostenere consulenze con le modalità descritte per la forma via skype.

E’ attiva anche la pagina instagram https://www.instagram.com/emergenza_psiconline_unipd/

La nostra iniziativa è citata tra i servizi di aiuto psicologico del Ministero della Salute

 

 

Messaggio del Presidente della Repubblica Mattarella

Mi permetto nuovamente, care concittadine e cari concittadini, di rivolgermi a voi, nel corso di questa difficile emergenza, per condividere alcune riflessioni. Ne avverto il dovere. La prima si traduce in un pensiero rivolto alle persone che hanno perso la vita a causa di questa epidemia; e ai loro familiari.

Il dolore del distacco è stato ingigantito dalla sofferenza di non poter essere loro vicini e dalla tristezza dell’impossibilità di celebrare, come dovuto, il commiato dalle comunità di cui erano parte. Comunità che sono duramente impoverite dalla loro scomparsa.

Stiamo vivendo una pagina triste della nostra storia. Abbiamo visto immagini che sarà impossibile dimenticare. Alcuni territori – e in particolare la generazione più anziana – stanno pagando un prezzo altissimo. Ho parlato, in questi giorni, con tanti amministratori e ho rappresentato loro la vicinanza e la solidarietà di tutti gli italiani.

Desidero anche esprimere rinnovata riconoscenza nei confronti di chi, per tutti noi, sta fronteggiando la malattia con instancabile abnegazione: i medici, gli infermieri, l’intero personale sanitario, cui occorre, in ogni modo, assicurare tutto il materiale necessario. Numerosi sono rimasti vittime del loro impegno generoso.

Insieme a loro ringrazio i farmacisti, gli agenti delle Forze dell’ordine, nazionali e locali, coloro che mantengono in funzione le linee alimentari, i servizi e le attività essenziali, coloro che trasportano i prodotti necessari, le Forze Armate.

A tutti loro va la riconoscenza della Repubblica, così come va agli scienziati, ai ricercatori che lavorano per trovare terapie e vaccini contro il virus, ai tanti volontari impegnati per alleviare le difficoltà delle persone più fragili, alla Protezione Civile che lavora senza soste e al Commissario nominato dal Governo, alle imprese che hanno riconvertito la loro produzione in beni necessari per l’emergenza, agli insegnanti che mantengono il dialogo con i loro studenti, a coloro che stanno assistendo i nostri connazionali all’estero. A quanti, in ogni modo e in ogni ruolo, sono impegnati su questo fronte giorno per giorno.

La risposta così pronta e numerosa di medici disponibili a recarsi negli ospedali più sotto pressione, dopo la richiesta della Protezione Civile, è un ennesimo segno della generosa solidarietà che sta attraversando l’Italia. Vorrei inoltre ringraziare tutti voi. I sacrifici di comportamento che le misure indicate dal Governo richiedono a tutti sono accettati con grande senso civico, dimostrato in amplissima misura dalla cittadinanza.

Da alcuni giorni vi sono segnali di un rallentamento nella crescita di nuovi contagi rispetto alle settimane precedenti: non è un dato che possa rallegrarci, si tratta pur sempre di tanti nuovi malati e soprattutto perché accompagnato da tanti nuovi morti. Anche quest’oggi vi è un numero dolorosamente elevato di nuovi morti. Però quel fenomeno fa pensare che le misure di comportamento adottate stanno producendo effetti positivi e, quindi, rafforza la necessità di continuare a osservarle scrupolosamente finché sarà necessario.

Il senso di responsabilità dei cittadini è la risorsa più importante su cui può contare uno stato democratico in momenti come quello che stiamo vivendo. La risposta collettiva che il popolo italiano sta dando all’emergenza è oggetto di ammirazione anche all’estero, come ho potuto constatare nei tanti colloqui telefonici con Capi di Stato stranieri.

Anche di questo avverto il dovere di rendervi conto: molti Capi di Stato, d’Europa e non soltanto, hanno espresso la loro vicinanza all’Italia. Da diversi dei loro Stati sono giunti sostegni concreti. Tutti mi hanno detto che i loro Paesi hanno preso decisioni seguendo le scelte fatte in Italia in questa emergenza. Nell’Unione Europea la Banca Centrale e la Commissione, nei giorni scorsi, hanno assunto importanti e positive decisioni finanziarie ed economiche, sostenute dal Parlamento Europeo. Non lo ha ancora fatto il Consiglio dei capi dei governi nazionali. Ci si attende che questo avvenga concretamente nei prossimi giorni.

Sono indispensabili ulteriori iniziative comuni, superando vecchi schemi ormai fuori dalla realtà delle drammatiche condizioni in cui si trova il nostro Continente. Mi auguro che tutti comprendano appieno, prima che sia troppo tardi, la gravità della minaccia per l’Europa. La solidarietà non è soltanto richiesta dai valori dell’Unione ma è anche nel comune interesse.

Nel nostro Paese, come ho ricordato, sono state prese misure molto rigorose ma indispensabili, con norme di legge – sia all’inizio che dopo la fase di necessario continuo aggiornamento – norme, quindi, sottoposte all’approvazione del Parlamento.

Sono stati approntati – e sono in corso di esame parlamentare – provvedimenti di sostegno per i tanti settori della vita sociale ed economica colpiti. Altri provvedimenti sono preannunciati. Conosco – e comprendo bene – la profonda preoccupazione che molte persone provano per l’incertezza sul futuro del proprio lavoro. Dobbiamo compiere ogni sforzo perché nessuno sia lasciato indietro.

Ho auspicato – e continuo a farlo – che queste risposte possano essere il frutto di un impegno comune, fra tutti: soggetti politici, di maggioranza e di opposizione, soggetti sociali, governi dei territori. Unità e coesione sociale sono indispensabili in questa condizione.

Un’ultima considerazione: mentre provvediamo ad applicare, con tempestività ed efficacia, gli strumenti contro le difficoltà economiche, dobbiamo iniziare a pensare al dopo emergenza: alle iniziative e alle modalità per rilanciare, gradualmente, ma con determinazione la nostra vita sociale e la nostra economia. Nella ricostruzione il nostro popolo ha sempre saputo esprimere il meglio di sé. Le prospettive del futuro sono – ancora una volta – alla nostra portata. Abbiamo altre volte superato periodi difficili e drammatici. Vi riusciremo certamente – insieme – anche questa volta.

Mattarella a Padova: così i volontari rendono migliore l’Italia
Paolo Lambruschi,Avvenire Padova venerdì 7 febbraio 2020
L’apertura dell’anno che vede la città capitale del volontariato. Un pensiero a Silvia Romano, rapita in Kenya. «Stare accanto restituisce fiducia nel futuro e la passione sconfigge l’indifferenza»

Con il ricordo di Silvia Romano, la volontaria italiana rapita da oltre un anno in Kenya, e l’auspicio che il servizio civile universale riesca a soddisfare tutte le domande dei giovani, Sergio Mattarella ha inaugurato a mezzogiorno a Padova l’anno che vedrà la città capitale europea del volontariato.

“È un grande laboratorio di solidarietà e cittadinanza consapevole e attiva. Un riconoscimento prestigioso grazie a donne e uomini che hanno aperto strade e una grande responsabilità perché sia un avanzamento apportando nel Paese una stagione di crescita”.

Il capo dello Stato, accolto con grande calore in Fiera da migliaia di persone e associazioni, davanti alla presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati e al ministro ai Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà, al sindaco Sergio Giordani e al presidente della Regione Luca Zaia, ha ribadito i valori fondamentali delle associazioni rinsaldatisi con le grandi emergenze come con la prossimità quotidiana a chi ha bisogno. “Valori antichi ma sempre attuali, come la gratuità, la condivisione, la solidarietà, la costanza nella azione, che è tratto del volontariato”. Citando lo slogan scelto da Padova capitale, “ricucire insieme il Paese”, ricorda che stiamo vivendo una stagione di “trasformazioni impetuose della vita civile, della comunicazione interpersonale, delle relazioni. È un ruolo cruciale perché lo stare accanto restituisce fiducia nel futuro e la passione sconfigge l’indifferenza giunta a manifestarsi nella storia davanti alle persecuzioni”.

Per Il Presidente della Repubblica dietro al riconoscimento dato a Padova c’è una storia di volontariato fatta da pionieri come “don Giovanni Nervo, padre della Caritas italiana e della Fondazione Zancan insieme e a don Giuseppe Pasini, un padovano mite e operoso. O come don Luigi Mazzucato fondatore della prima ong italiana, Cuamm medici con l’Africa. Per loro carità e giustizia costituivano un binomio inscindibile”.

Secondo Mattarella l’impegno del volontariato guarda oltre i confini del Paese, all’umanità. Difende i diritti delle persone e delle comunità. E questi valori hanno ispirato persone come Antonio Papisca e Tom Benettollo. Mattarella ha ricordato il valore del terzo settore, con le cooperative sociali e l’economia civile che prova a a coniugare mercato ambiente e sostenibilità. “Mi auguro che nella legislatura venga portata a compimento la riforma del terzo settore, che ha un valore inestimabile. Anche il servizio civile universale può dare una mano a ricucire il Paese e mi auguro che sempre più si aumentino i posti disponibili. Coinvolgere i giovani e renderli responsabili è lungimirante. Da Padova non può mancare il nostro pensiero per Silvia Romano, la giovane cooperante rapita più di un anno fa”. Infine il saluto ai volontari: “Voi contribuite a rendere migliore l’Italia”.

Mattarella, il messaggio agli italiani di fine anno: il testo integrale del discorso

Questa sera, care concittadine e cari concittadini, entriamo negli anni venti del nuovo secolo. Si avvia a conclusione un decennio impegnativo, contrassegnato da una lunga crisi economica e da mutamenti tanto veloci quanto impetuosi. In questo tempo sono cambiate molte cose attorno a noi, nella nostra vita e nella società. Desidero, anzitutto, esprimere a tutti voi l’augurio più cordiale per l’anno che sta per iniziare. Si tratta, anche, di un’occasione per pensare – insieme – al domani. Per ampliare l’orizzonte delle nostre riflessioni; senza, naturalmente, trascurare il presente e i suoi problemi, ma anche rendendosi conto che il futuro, in realtà, è già cominciato. Mi è stata donata poco tempo fa una foto dell’Italia vista dallo spazio. Ve ne sono tante sul web, ma questa mi ha fatto riflettere perché proviene da una astronauta, adesso al vertice di un Paese amico. Vorrei condividere con voi questa immagine

Con un invito: proviamo a guardare l’Italia dal di fuori, allargando lo sguardo oltre il consueto. In fondo, un po’ come ci vedono dall’estero. Come vedono il nostro bel Paese, proteso nel Mediterraneo e posto, per geografia e per storia, come uno dei punti di incontro dell’Europa con civiltà e culture di altri continenti. Questa condizione ha contribuito a costruire la nostra identità, sinonimo di sapienza, genio, armonia, umanità. È significativo che, nell’anno che si chiude, abbiamo celebrato Leonardo da Vinci e, nell’anno che si apre, celebreremo Raffaello. E subito dopo renderemo omaggio a Dante Alighieri. Incontro sovente Capi di Stato, qui in Italia o all’estero. Registro ovunque una grande apertura verso di noi, un forte desiderio di collaborazione. Simpatia nei confronti del nostro popolo. Non soltanto per il richiamo della sua arte e dei paesaggi, per la sua creatività e per il suo stile di vita; ma anche per la sua politica di pace, per la ricerca e la capacità italiana di dialogo nel rispetto reciproco, per le missioni delle sue Forze Armate in favore della stabilità internazionale e contro il terrorismo, per l’alto valore delle nostre imprese e per il lavoro dei nostri concittadini. Vi è una diffusa domanda di Italia. Abbiamo problemi da non sottovalutare. Il lavoro che manca per tanti, anzitutto. Forti diseguaglianze. Alcune gravi crisi aziendali. L’esigenza di rilanciare il nostro sistema produttivo. Ma abbiamo ampie possibilità per affrontare e risolvere questi problemi. E per svolgere inoltre un ruolo incisivo nella nostra Europa e nella intera comunità internazionale

L’Italia riscuote fiducia. Quella stessa fiducia con cui si guarda, da fuori, verso il nostro Paese deve indurci ad averne di più in noi stessi, per dar corpo alla speranza di un futuro migliore. Conosco le difficoltà e le ferite presenti nelle nostre comunità. Le attese di tanti italiani. Dobbiamo aver fiducia e impegnarci attivamente nel comune interesse. Disponiamo di grandi risorse. Di umanità, di ingegno, di capacità di impresa. Tutto questo produce esperienze importanti, buone pratiche di grande rilievo. Ne ho avuto conoscenza diretta visitando i nostri territori. Vi è un’Italia, spesso silenziosa, che non ha mai smesso di darsi da fare. Dobbiamo creare le condizioni che consentano a tutte le risorse di cui disponiamo di emergere e di esprimersi senza ostacoli e difficoltà. Con spirito e atteggiamento di reciproca solidarietà. Insieme. In particolar modo è necessario ridurre il divario che sta ulteriormente crescendo tra Nord e Sud d’Italia. A subirne le conseguenze non sono soltanto le comunità meridionali ma l’intero Paese, frenato nelle sue potenzialità di sviluppo. Naturalmente, per promuovere fiducia, è decisivo il buon funzionamento delle pubbliche istituzioni che devono alimentarla, favorendo coesione sociale. Questo è possibile assicurando decisioni adeguate, efficaci e tempestive sui temi della vita concreta dei cittadini. La democrazia si rafforza se le istituzioni tengono viva una ragionevole speranza. È importante anche sviluppare, sempre di più, una cultura della responsabilità che riguarda tutti: dalle formazioni politiche, ai singoli cittadini, alle imprese, alle formazioni intermedie, alle associazioni raccolte intorno a interessi e a valori. La cultura della responsabilità costituisce il più forte presidio di libertà e di difesa dei principi, su cui si fonda la Repubblica. Questo comune sentire della società – quando si esprime – si riflette sulle istituzioni per infondervi costantemente un autentico spirito repubblicano.

La fiducia va trasmessa ai giovani, ai quali viene sovente chiesta responsabilità, ma a cui dobbiamo al contempo affidare responsabilità. Le nuove generazioni avvertono meglio degli adulti che soltanto con una capacità di osservazione più ampia si possono comprendere e affrontare la dimensione globale e la realtà di un mondo sempre più interdipendente. Hanno – ad esempio – chiara la percezione che i mutamenti climatici sono questione serissima che non tollera ulteriori rinvii nel farvi fronte. Le scelte ambientali non sono soltanto una indispensabile difesa della natura nell’interesse delle generazioni future ma rappresentano anche un’opportunità importante di sviluppo, di creazione di posti di lavoro, di connessione tra la ricerca scientifica e l’industria. Torniamo con il pensiero alle popolazioni delle città minacciate, come Venezia, dei territori colpiti dai sismi o dalle alluvioni, delle aree inquinate, per sottolineare come il tema della tutela dell’ambiente sia fondamentale per il nostro Paese. I giovani l’hanno capito. E fanno sentire la loro voce proiettati, come sono, verso il futuro e senza nostalgia del passato. Ogni società ha sempre bisogno dei giovani. Se possibile ancor di più oggi che la durata della vita è cresciuta e gli equilibri demografici si sono spostati verso l’età più avanzata. Questa nuova condizione impone di predisporre nei confronti degli anziani – parte preziosa della società – maggiori cure e attenzioni. Occorre, al tempo stesso, investire molto sui giovani. Diamo loro fiducia, anche per evitare l’esodo verso l’estero. Diamo loro occasioni di lavoro correttamente retribuito. Favoriamo il formarsi di nuove famiglie. Dobbiamo riporre fiducia nelle famiglie italiane. Su di esse grava il peso maggiore degli squilibri sociali. Hanno affrontato i momenti più duri, superandoli. Spesso con sacrificio. Fornire sostegno alle famiglie vuol dire fare in modo che possano realizzare i loro progetti di vita. E che i loro valori – il dialogo, il dono di sé, l’aiuto reciproco – si diffondano nell’intera società rafforzandone il senso civico. È una virtù da coltivare insieme, quella del civismo, del rispetto delle esigenze degli altri, del rispetto della cosa pubblica. Argina aggressività, prepotenze, meschinità, lacerazioni delle regole della convivenza.

Una associazione di disabili mi ha donato per Natale una sedia. Molto semplice ma che conserverò con cura perché reca questa scritta: «Quando perdiamo il diritto di essere differenti, perdiamo il privilegio di essere liberi». Esprime appieno il vero senso della convivenza. Due mesi fa vicino Alessandria, tre Vigili del Fuoco sono rimasti vittime dell’esplosione di una cascina, provocata per truffare l’assicurazione. Nel ricordare – per loro e per tutte le vittime del dovere – che il dolore dei familiari, dei colleghi, di tutto il Paese non può estinguersi, vorrei sottolineare che quell’evento sembra offrire degli italiani due diverse immagini che si confrontano: l’una nobile, l’altra che non voglio neppure definire. Ma l’Italia vera è una sola: è quella dell’altruismo e del dovere. L’altra non appartiene alla nostra storia e al sentimento profondo della nostra gente. Quella autentica è l’Italia del Sindaco di Rocca di Papa, Emanuele Crestini. Nell’incendio del suo municipio ha atteso che si mettessero in salvo tutti i dipendenti, uscendone per ultimo. Sacrificando così la propria vita. Senso civico e senso della misura devono appartenere anche a chi frequenta il mondo dei social, occasione per ampliare le conoscenze, poter dialogare con tanti per esprimere le proprie idee e ascoltare, con attenzione e rispetto, quelle degli altri. Alle volte si trasforma invece in strumento per denigrare, anche deformando i fatti. Sovente ricorrendo a profili fittizi di soggetti inesistenti per alterare lo scambio di opinioni, per ingenerare allarmi, per trarre vantaggio dalla diffusione di notizie false.

Il mosaico che compone la società italiana ha tante tessere preziose. Penso – tra le altre – al mondo delle nostre università, ai centri di ricerca, alle prestigiose istituzioni della cultura. Ho conosciuto e apprezzato in tante occasioni l’attività che si svolge in questa costellazione di luoghi del pensiero, dell’innovazione, della scienza. Si tratta di un patrimonio inestimabile di idee e di energie per costruire il futuro. È essenziale che sia disponibile per tutti. Che sia conosciuto, raccontato, condiviso. Che siano rimossi gli ostacoli e reso più agevole il rapporto tra istituzioni culturali e società e l’accesso al sapere. In questo senso un ruolo fondamentale è assegnato ai media e in particolare al nostro servizio pubblico. Abbiamo bisogno di preparazione e di competenze. Ogni tanto si vede affiorare, invece, la tendenza a prender posizione ancor prima di informarsi. La cultura è un grande propulsore di qualità della vita e rende il tessuto sociale di un Paese più solido. Ringraziamo Matera che ha fatto onore all’Italia e al suo Mezzogiorno, in questo anno in cui è stata Capitale della cultura europea. Con questo spirito rivolgo gli auguri a Parma che, con il suo straordinario patrimonio umano e artistico, da domani sarà Capitale italiana della cultura per il 2020. Un saluto particolarmente grato e sentito rivolgo a Papa Francesco, Vescovo di Roma, che esercita il suo alto magistero con saggezza e coraggio e che mostra ogni giorno di amare il nostro Paese, a partire da coloro che versano in condizioni di bisogno e da chi, praticando solidarietà, reca beneficio all’intera comunità civile. Nel rinnovare gli auguri a quanti sono in ascolto in Italia e all’estero, a tutti i nostri concittadini, a quanti il nostro Paese ospita, vorrei rivolgere un saluto particolare a coloro che, in queste giornate festive, assicurano – come sempre – il funzionamento dei servizi necessari alla nostra vita comune. Rivolgo gli auguri alle donne e agli uomini delle Forze Armate, delle Forze dell’Ordine, a tutti coloro che, con vari ruoli e compiti, operano a beneficio della Repubblica e di tutti noi cittadini. Per tutti, saluto Luca Parmitano – il primo astronauta italiano al comando della stazione spaziale internazionale – impegnato nella frontiera avanzata della ricerca nello spazio, in cui l’Italia è tra i principali protagonisti. Da lassù, da quella navicella – come mi ha detto quando ci siamo collegati – avverte quanto appaiano incomprensibili e dissennate le inimicizie, le contrapposizioni e le violenze in un pianeta sempre più piccolo e raccolto. E mi ha trasmesso un messaggio che faccio mio: la speranza consiste nella possibilità di avere sempre qualcosa da raggiungere. È questo l’augurio che rivolgo a tutti voi ! Buon 2020 !