Da La Difesa del Popolo – Anche il sindaco va in trasferta

Abano – anche il sindaco va in trasferta
Il “caso Abano” è certamente emblematico. Perché il comune termale, dopo le elezioni del 2011, si ritrova sindaco quello che era già stato primo cittadino (per due mandati) della vicina Montegrotto. Una vittoria, quella di Luca Claudio (a capo di una lista di destra) giunta per una manciata di voti (5.334) contro il rappresentante del centrosinistra, Gian Pietro Bano, fermatosi a 5.116 preferenze.
Ma sull’elezione si è scatenata una battaglia giuridica: infatti un gruppo di cittadini (per lo più riferibili a un’area “civica”) ha contestato l’esito del voto in quanto a loro parere in violazione di una precisa norma legislativa che impedisce di fare il sindaco di seguito per più di due mandati.
«Il signor Luca Claudio – si legge nel ricorso in appello presentato a nome dei “dissidenti” dagli avvocati Mario Bertolissi e Giovanni Brusatin – è stato sindaco del comune di Montegrotto Terme dal 2001 al 2006 e dal 2006 al 2011. Il 15 e 16 maggio del 2011 si sono svolte le elezioni amministrative tanto nel comune di Montegrotto Terme quanto nel comune di Abano Terme. Nelle elezioni per il comune di Abano Terme, Claudio si è candidato a sindaco e, dopo il turno di ballottaggio del 29 e 30 maggio, è risultato vincitore. L’elezione è stata convalidata dal consiglio comunale con delibera n. 1 del 10 giugno 2011, pubblicata dal 28 giugno al 13 luglio del 2011. Con detta elezione, l’appellato si trova dunque a ricoprire per il terzo mandato consecutivo la carica di sindaco. Ciò è vietato dalla legge, in particolare, dall’art. 51 del decreto legislativo n. 267/2000. La violazione del disposto consente, a mente dell’art. 70 del d.lgs n. 267/2000, a qualsiasi cittadino elettore del comune o a chiunque altro vi abbia interesse, di proporre l’azione popolare volta a far dichiarare la decadenza dalla carica di sindaco».
Come detto si tratta di un ricorso, in quanto il tribunale di Padova si è già espresso (lo scorso 23 dicembre) dando parere favorevole all’elezione di Luca Claudio, interpretando la legge in maniera restrittiva, sostenendo che la norma andava applicata soltanto allo stesso comune.
In sostanza non vi è alcun impedimento al fatto che un primo cittadino, esauriti i suoi due mandati in un municipio, traslochi altrove. Naturalmente la sentenza non ha convinto coloro che contestano l’esito delle urne, che hanno deciso di ricorrere presso la corte d’appello di Venezia (l’udienza è fissata per il prossimo 3 maggio).
Il ricorso è molto articolato, analizza il ruolo del sindaco, la particolarità dei due comuni, cioè Abano e Montegrotto, che costituiscono «una realtà unitaria e omogenea», il fatto che la legge (l’articolo 51) «non contiene alcun riferimento al comune o ai comuni in cui la carica di sindaco è stata ricoperta e neppure all’ambito territoriale nel quale il mandato è stato esercitato».
«Occorre ritornare – scrivono i ricorrenti – alla categoria weberiana della politica come professione. Quanto giova che si costituisca una classe professionale di uomini politici? Se la rappresentanza democratica deve esprimere le tante generazioni che si avvicendano nel corpo elettorale, non è producente una condizione professionale che tende invece a durare nel tempo ben oltre il turno generazionale. Si obietterà che non si può fare a meno di chi ha raccolto esperienze e competenze fino a diventare un prototipo di rappresentante parlamentare, di uomo di governo o di stato. Si può rispondere che si tratterà di casi singoli, che non possono dar luogo a una regola. La quale dovrebbe generare un limite di iterazione dei mandati elettivi. È il solo modo per impedire che gli uomini politici siano dei professionisti e che si comportino e si tutelino come una casta nella società».
Un problema dunque che va ben oltre il fatto puramente giuridico; si tratta di un tema (quello del professionismo e del ricambio) particolarmente sentito, ma che pare non aver trovato risposta a livello normativo. È quindi un po’ mortificante che in tali questioni, di assoluta rilevanza politica, sia un tribunale a dover decidere. Comunque non resterà che attendere il 3 maggio: troppo tardi perché la sentenza abbia valore (almeno a livello preventivo) nelle prossime elezioni amministrative dei primi di maggio, ma abbastanza per condizionare quelle di Padova, se qualcuno sta già pensando (come dicono stia facendo il leghista Massimo Bitonci, attuale sindaco di Cittadella) di traslocare.
Toni Grossi
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Un pensiero su “Da La Difesa del Popolo – Anche il sindaco va in trasferta

  1. In effetti ci sono anche le elezioni padovane, col Bitonci di turno…e il Tribunale di Padova si e’ guardato bene dal creare un pericoloso precedente, quindi ha pensato di passare la palla a Venezia, lavandosene le mani e penalizzando le richieste dei cittadini, modello punizione: avete voluto sapere cose che gli umani non debbono sapere? Bene e allora adesso pagate!!
    Certo la decisione non era sulle spalle di tutto il Tribunale ma solo su quella di tre Giudici, fra cui la voce sopra il coro, il Presidente…. E qui’ ti voglio,,,,
    Nel frattempo qualcuno ha festeggiato col “Pandoro” seguito da un corteo saltellante e spumeggiante di giullari di corte…..ma che caduta di stile!
    Quello che conta che questi cittadini hanno il sacrosanto diritto di indagare, di chiedere lumi alla giustizia…e ci mancherebbe!!!
    Quindi un sentito palauso a questi Cittadini Coraggiosi! Bravi!
    Buon fine settimana e per chi vorra’ e potra’ di lettura dei 15 punti all’ordine del giorno dell’imminente fantasmagorico Consiglio Comunale, indetto all’ultimo minuto per le due del pomeriggio…
    Marina Lecis

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